Storie di Pow(H)er Generation con Transactionale

Nome e Cognome |  Marianna Chillau

Ruolo | Founder

Nome startup | Transactionale

Settore |  Marketing

Anno di lancio | 2015

 

Per la rubrica Storie di Pow(H)er Generation,
oggi intervistiamo la founder di Transactionale 

 

 

Di cosa si occupa e qual è il punto di forza di Transactionale?

Transactionale è una piattaforma Software as a Service (SaaS) di marketing digitale che permette l’acquisizione di nuovi potenziali clienti attraverso un meccanismo di lead generation innovativo.  La piattaforma, che oggi conta 150 e-commerce, utilizza un sistema che permette di premiare i propri clienti e, allo stesso tempo, monetizzare. Dopo l’acquisto su uno shop che è partner della rete Transactionale, l’utente finale, attraverso popup o mail, riceve sno conto su e-commerce affini e non concorrenti all’acquisto appena effettuato.

 

Con Transactionale hai realizzato un tuo sogno nel cassetto o hai stravolto i tuoi piani?

Ho iniziato a lavorare come freelance nel mercato e-commerce già durante l’università, si può dire che sono imprenditrice di me stessa dai 22 anni di età. Probabilmente sapevo che il mio percorso sarebbe stato questo: realizzare una mia azienda. Non credo di aver stravolto i miei piani, doveva andare così.

 

Com’è cambiata Marianna in questi anni da imprenditrice?

Sicuramente è meno impulsiva. Crescendo ho imparato che bisogna riflettere, saper adattare il proprio carattere e il proprio modo di fare al contesto aziendale di cui siamo parte. Oggi ho molte responsabilità e l’azienda ricopre un ruolo sempre prioritario nella mia vita, occupando la maggior parte del tempo. Mi auguro di continuare a crescere come imprenditrice, lavorando su me stessa, anche per riuscire a trovare un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata.

 

Nel tuo percorso professionale hai avviato anche il progetto 4eCom, ce ne parli?  Cosa ti ha spinto a lanciarti anche in questa avventura?

È un’idea tutta mia che nasce nel 2017 quando, annoiata durante una conferenza ho avuto l’idea di organizzare un evento “diverso” da quello a cui stavo partecipando. Tre mesi dopo ho visto realizzarsi il primo evento 4eCom a Milano talent garden. Anno dopo anno i partecipanti sono cresciuti e anche gli sponsor. Siamo arrivati a gennaio 2020 con una partecipazione di oltre 450 persone di cui il 70 / 80% sono e-commerce. L’obiettivo era organizzare un evento che avesse equilibrio tra domanda e offerta nel mondo dell’e-commerce. Dopo il successo del 2020 ci siamo accorti che 4eCom non poteva essere solo una volta all’anno non poteva essere solo a Milano. Nasce così l’idea di fare un avere propria associazione di imprenditori che offrono soluzioni nel mercato dell’e-commerce.

 

Hai vissuto dei periodi di crisi durante questi anni alla guida della tua azienda? Come ne sei uscita?

I periodi di crisi ci devono essere per forza. Ho attraversato un momento di grave crisi nel 2019 a causa di un errore di inesperienza. Volevo internazionalizzare l’azienda ma non c’erano abbastanza soldi. Sono partita da Barcellona e ho perso il focus tra il cercare nuove risorse, che non erano in grado di poter sviluppare un business all’estero, e controllare a distanza il resto dell’attività. Abbiamo rischiato di chiudere l’azienda per investimenti sbagliati, non era il momento giusto. Sono dovuta crescere molto soprattutto dal punto di vista della gestione della problematica, l’azienda rischiava di chiudere e quindi ho dovuto riorganizzare tutto, riducendo i costi del 60% e mandando a casa il 50% delle risorse impiegate. Non è stato facile ma oggi siamo quasi al break even. E’ andata bene.

 

Quale è stato il momento di soddisfazione più grande che hai vissuto nel contesto della tua avventura imprenditoriale?

Non è ancora arrivato ma arriverà. Sto lavorando un progetto che verrà lanciato tra pochissimo. Sarà una grande soddisfazione per me.

 

In base alla tua esperienza reputi che il percorso professionale femminile sia più complicato di quello maschile?

Personalmente non ho mai vissuto questo tipo di sensazione, anche se è senz’altro così perché i numeri e le statistiche ci dicono che per una donna è più difficile ricevere investimenti, gestire e avviare un’impresa. Soprattutto in Italia, dove non ci sono condizioni tali da mettere le donne in una posizione tale da poter guidare un’impresa e fare una famiglia. Sicuramente è più complicato, ma io sono stata molto fortunata nel trovare le persone giuste, tra investitori, soci e collaboratori. Non ho mai sentito che per il fatto di essere donna non avrei potuto raggiungere alcuni obiettivi. Penso anche che sia una questione caratteriale.

 

Nello sviluppo di un percorso imprenditoriale quanto è importante secondo te fare rete e promuovere un network che sostiene l’imprenditoria femminile? Con Transactionale hai ricevuto supporto, soprattutto da parte di altre donne, determinante per il tuo business?

Secondo me è importantissimo e noi donne dovremmo essere ancora più brave a farlo. In azienda il 70% sono donne, non è voluto è un caso, però se in un ambiente digitale siamo più donne significa che esiste un mondo femminile digitale.

Per quanto mi riguarda, caso cerco di coinvolgere un ugual numero di donne e di uomini quando organizzo i panel, è molto difficile ma è importante. Io, personalmente, ho ricevuto supporto da parte di altre donne, come Paola Bonomo, sicuramente la mia mentor fin dall’inizio quando ho fatto il percorso e accelerazione a Bologna. Sicuramente è un Punto di riferimento per il suo modo di portare avanti la lotta contro i stereotipi di genere e di promuovere la collaborazione tra uomini e donne.

 

Che consiglio daresti ad un aspirante imprenditrice che vorrebbe avviare un business?

Non aspettare di essere pronti al 100% ma di lanciarsi, correndo anche il rischio di sbagliare, perché è anche grazie agli errori che si cresce ogni giorno.

Pensando al futuro, hai già dei progetti definiti e pianificati o ti lasci guidare e ispirare dalle variabili del presente?

Non ci si può lasciare guidare dalle variabili del presente. Può succedere di dover gestire degli imprevisti, ma bisogna pianificare tutto e cercare di innovare sempre. Quando si smette di innovare significa che l’azienda inizia a morire per questo ho sempre tanti progetti da seguire e cerco di organizzarli nel contesto futuro. Questa è una caratteristica anche molto caratteriale mi piace pianificare anche la mia vita personale.

 

Sappiamo che ami molto la tua terra, pensi che il territorio abbia avuto un impatto sull’ideazione e lo sviluppo della tua startup?

La mia terra, la Sardegna, è il mio punto debole, già mi brillano gli occhi. In Sardegna, tra l’altro, è nata la tecnologia, pensiamo a Tiscali o alla prima rete Internet. Io purtroppo ho lasciato la mia terra perché, quando ho iniziato a lavorare nel mondo del digitale, non c’erano grandi opportunità. All’università non si parlava di e-commerce, ho scoperto i primi casi durante le l’Erasmus in Finlandia. La mia terra non ha avuto, dunque, un impatto diretto sull’ideazione e lo sviluppo della mia start-up ma mi piace pensare in termini di give-back, ovvero che un giorno sarò io poter a dare qualcosa alla mia terra, magari con un ufficio a Cagliari, offrendo opportunità di lavoro nel digitale.

 

 

Grazie a Marianna per aver condiviso la sua storia di empowerment,
con l’augurio che possa essere d’ispirazione per le Founder di domani! 

 

 

Per maggiori informazioni sull’iniziativa  Pow(H)er Generation ti invitiamo a scoprire di più sul sito ufficiale di Cariplo Factory.