Storie di Pow(H)er Generation con Stendhapp

Nome e Cognome | Francesca De Finis 

Ruolo | Founder

Nome startup | Stendhapp

Settore |  Turismo

Anno di lancio | 2019

Per la rubrica Storie di Pow(H)er Generation,
oggi intervistiamo la founder di Stendhapp

 

 

Di cosa si occupa e qual è il punto di forza di Stendhapp?

Stendhapp è una SIAVS, vale a dire una Startup Innovativa A Vocazione Sociale che, tramite una piattaforma digitale e la realizzazione di progetti ad hoc di comunicazione integrata, ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico italiano (aka la Bellezza dell’Italia), nel tentativo di unire due mondi all’apparenza distanti tra loro: il mondo del digitale e il mondo della cultura.

I suoi punti di forza sono gli oltre 55mila luoghi rappresentati sulla mappa di tutta Italia, i quali appartengono alle 15 categorie di Bellezza che abbiamo individuato attraverso un esercizio di co-creazione insieme ai futuri utenti.

Il nome nasce dalla crasi di Stendhal – famoso per il senso di smarrimento che aveva provato davanti alla bellezza dell’Italia – con la parola “app”, ma suona anche come “Stand up” for beauty che significa “Difendi la bellezza”.

 

Com’è nata l’idea?

L’idea di Stendhapp è nata da un episodio fortuito che mi è capitato nel 2015, quando stavo visitando Expo. Mi trovavo nel padiglione Italia e su un maxischermo stavano proiettando delle immagini che rappresentavano capolavori e paesaggi italiani. Tutto d’un tratto, mentre sullo schermo scorreva l’immagine della Villa Reale di Monza, ho sentito alle mie spalle una signora che pronunciò queste esatte parole: “Ah, che bella San Pietroburgo”. Questo episodio mi fece realizzare che non siamo davvero consapevoli dell’immenso patrimonio artistico e paesaggistico che ci circonda, e se ne siamo a conoscenza tendiamo a dimenticarcene. Ho pensato che si sarebbe potuto mettere su una mappa tutta questa Bellezza, anche quella più nascosta, per renderla fruibile a tutti. Complice un nuovo lavoro che mi ha regalato un po’ più di tempo a disposizione, e grazie alle due socie che mi hanno appoggiata in questa impresa, sono riuscita a trasformare questa idea in una realtà.

 

Avete vissuto dei periodi di crisi durante questi anni alla guida della vostra azienda? Come li avete gestiti?

Dagli inizi, Stendhapp ha dovuto affrontare due grandi crisi. La prima difficoltà è arrivata all’inizio del primo lockdown nel 2020, quando sono stati presi d’assalto da un gruppo di hacker tutti i dati che avevamo online: è stata un vero shock, ma fortunatamente siamo riusciti a recuperarli tutti senza dover pagare un riscatto. Questa esperienza ci ha sicuramente insegnato a difenderci da questi attacchi e ci ha portato molta più consapevolezza riguardo a queste tematiche a noi quasi sconosciute, o perlomeno che nessuno di noi aveva mai affrontato prima.

La seconda difficoltà si è presentata quando all’inizio del 2021, durante la terza ondata, eravamo pronti a lanciare l’applicazione. Lanciare sul mercato una app che stimola le persone a scoprire il territorio, quando uscire di casa non è concesso, è stata sicuramente una grande sfida e un grande rischio che non eravamo sicure di voler correre. Abbiamo preso la balla al balzo, ci abbiamo creduto e abbiamo lanciato l’applicazione, sapendo (o sperando) che dopo il periodo di restrizioni il turismo di prossimità sarebbe ripartito e il comparto culturale avrebbe avuto bisogno del nostro aiuto. E così è stato.

 

In base alla tua esperienza reputi che il percorso professionale femminile sia più complicato di quello maschile?

La risposta purtroppo è si, e dico purtroppo perché mi sarei aspettata che in questi trent’anni dopo la mia laurea in ingegneria le cose cambiassero molto di più: esistono ancora una serie di consuetudini, o bias culturali, che fanno sì che sia molto più difficile per una donna fare le stesse cose che fa un uomo. Sento ancora molto forte l’idea legata alla sindrome della “brava bambina”, per la quale noi riteniamo sempre di doversi legittimare e di far vedere che siamo le più brave della classe per ottenere quello che ci sarebbe dovuto. Dover dimostrare a tutti i costi che siamo capaci è emersa in vari passaggi della mia vita professionale in cui molte volte mi sono sentita ripetere: “Ma sì Francesca lo so che questo lo sai fare”, quando invece a me sembrava sempre di doverlo dimostrare tutte le volte a tutti i costi.

 

Nello sviluppo di un percorso imprenditoriale quanto è importante secondo te fare rete e promuovere un network che sostiene l’imprenditoria femminile? Con Stendhapp hai ricevuto supporto, soprattutto da parte di altre donne, determinante per il tuo business?

È fondamentale fare rete quando si fa imprenditoria, ma in generale, ora come ora, è davvero alla base di tutto. Non posso dire che le donne ci abbiano aiutato a fare rete più degli uomini, ma posso dire che è capitato che su un progetto di comunicazione sulla città di Prato, anche il team del Comune con cui abbiamo collaborato era un team tutto al femminile. Il progetto ha funzionato molto bene e siamo entrate subito in sintonia benché, avendo lavorato durante la pandemia, abbiamo lavorato senza mai incontrarci di persona.

 

Hai menzionato un progetto su Prato, di cosa si tratta?

Il “Progetto Prato” è un progetto nato dalla collaborazione con Stendhapp e il Comune di Prato per la valorizzazione e la promozione della città stessa.

Ci hanno chiesto di aiutare la città a superare due grandi pregiudizi: il fatto di essere molto vicina a Firenze, e quindi di conseguenza meno meritevole di una

visita, ed il secondo è che quando si pensa a Prato la prima cosa che viene in mente sono le lane riciclate e la comunità cinese.

Prato al contrario è una città che ha moltissimo da raccontare a livello di storia, di arte, di letteratura, di architettura… Abbiamo utilizzato tecniche di storytelling per raccontare sui social media la vera essenza della città di Prato, facendone scoprire la bellezza, sia a chi Prato non la conosce e sia ai suoi cittadini, stimolando il turismo di prossimità nel periodo post lockdown.

 

Che consiglio daresti ad un aspirante imprenditrice che vorrebbe avviare un business?

Il mio consiglio ad un aspirante imprenditrice, ma in realtà è un consiglio che mi sentirei di dare a chiunque, è di non farsi dire facilmente di no e portare avanti le proprie idee con entusiasmo e tenacia, perché tutto ciò che nasce dalla passione e dai sogni è meritevole di essere realizzato.

Il secondo consiglio che mi sento di dare è di trovarsi delle socie il più rapidamente possibile per non rimanere da sole ad affrontare una sfida così importante.

Il terzo è…. networking, networking e ancora networking.

 

Hai un o una role model di riferimento?

Per me fare imprenditoria vuol dire lavorare con responsabilità sociale e in maniera illuminata ed in questo senso la persona a cui faccio riferimento è sicuramente Adriano Olivetti, per tutto quello che ha saputo realizzare e per l’attenzione che aveva riguardo a temi importanti, come l’impatto sul territorio in cui operava, la qualità della vita dei dipendenti e l’impatto sul panorama culturale dell’epoca. Una figura visionaria e illuminata a cui aspiro ogni giorno.

 

Come Vedi la tua impresa fra cinque anni?

Essendoci posti come obbiettivo quello di riuscire a mappare tutta la bellezza del territorio italiano, abbiamo pensato ad un lavoro di lungo (lunghissimo) termine, poiché il nostro Paese è così meraviglioso che il lavoro che ci aspetta sarà pressoché infinito…

Tra cinque anni ci aspettiamo una community di utenti come base attiva che ci possa segnalare i luoghi e le storie di interesse sul territorio nazionale. Ci aspettiamo anche di creare nuovi posti di lavoro in ambito culturale, di modo da generare sempre nuovi contenuti e moderare le segnalazioni che ci arrivano. L’obbiettivo è anche quello di porci come punto di riferimento per i comuni, per le piccole realtà imprenditoriali di produzione enogastronomica e per gli organizzatori di piccoli eventi come partner di comunicazione. Insomma ci aspettiamo di diventare grandi e di farlo in bellezza!

 

Grazie a Francesca per aver condiviso la sua storia di empowerment,
con l’augurio che possa essere d’ispirazione per le Founder di domani! 

 

 

Per maggiori informazioni sull’iniziativa  Pow(H)er Generation ti invitiamo a scoprire di più sul sito ufficiale di Cariplo Factory.