Life Cycle Assessment: dietro le quinte del processo di misurazione

 

La metodologia Life Cycle Assessment per misurare scientificamente l’impatto ambientale di prodotti e servizi è sempre più richiesta sia dalle aziende già consolidate, sia dai potenziali investitori di nuovi business e startup innovative. L’utilizzo del Life Cycle Assessment nelle prime fasi di sviluppo di nuove imprese permette infatti di circoscrivere fin da subito l’impatto ambientale delle attività produttive, favorendo lo sviluppo di strategie sostenibili nel lungo periodo. Per questo motivo un imprenditore, un’azienda o una startup devono essere sia in grado di poter fare affidamento su un team esperto nelle procedure di calcolo dell’impatto ambientale, sia essere consapevoli delle caratteristiche di ciascuna fase di analisi al fine di interpretarne correttamente i risultati e identificare le aree di miglioramento per il futuro.

 

 

1) Goal and Scope Definition: l’unità funzionale e i confini del sistema

 

La prima fase del Life Cycle Assessment è quella più critica: essa serve non solo a definire gli obiettivi da raggiungere attraverso la misurazione, ma anche a tracciare i confini (“System boundaries”) di ciò che è effettivamente possibile misurare in base ai dati disponibili e di ciò che invece deve essere escluso o rinviato a una successiva misurazione. Durante questa fase si definisce la cosiddetta unità funzionale (“functional unit”), ossia l’elemento comune che permette di confrontare l’impatto ambientale di prodotti e servizi.

 

Un esempio tipico per comprendere il concetto di “functional unit” viene dalla misurazione dell’impatto ambientale dei sistemi di asciugatura delle mani nei bagni pubblici: carta e asciugatori elettrici possono essere confrontati tra loro poiché condividono la stessa funzione – asciugare le mani -, e la functional unit viene cosìdefinita come il numero di paia di mani asciugate. Solo i prodotti e servizi che condividono la medesima functional unit possono essere confrontati tra loro.

 

 

2) Life Cycle Inventory: l’importanza dei dati primari e il ruolo dei database

 

Il Life Cycle Inventory è la fase in cui vengono quantificati tutti i flussi del processo produttivo come materie prime, energia e scarti. È la fase che richiede più tempo e che può contribuire a portare alla luce criticità rimaste a lungo sottotraccia: molte startup, infatti, non dispongono di dati sufficienti per misurare i propri processi produttivi. In questo senso, il Life Cycle Assessment può rivelarsi un importante stimolo per raccogliere dati che si riveleranno in seguito fondamentali per contenere i costi e ottimizzare gli scambi con clienti e fornitori. Nel caso in cui i dati primari (forniti direttamente dall’azienda) non siano disponibili è possibile utilizzare banche dati, ovvero dati secondari (con la possibilità, tuttavia, che non vi sia una corrispondenza perfetta tra questi ultimi e il processo produttivo reale).

 

Uno dei limiti principali dei database esterni consiste, inoltre, nella loro estrema frammentazione: un ostacolo, oggi, in via di risoluzione grazie alla crescente interoperabilità definita a livello europeo (come nel caso dell’iniziativa GLAD, Global LCA Data Access Network) e alla creazione di database specializzati per determinati settori (come nel caso del progetto Arcadia, di matrice italiana).

 

 

3) Life Cycle Impact Assessment: scelta e importanza delle diverse categorie d’impatto

 

La terza fase del Life Cycle Assessment è quella dove si raggiungono i primi importanti risultati: i flussi elementari vengono associati a specifiche categorie d’impatto e a impatti ambientali potenziali. Rispetto alla percezione comune, lo studio LCA non si limita infatti a fornire risultati solo in termini di impronta carbonica (espressa in kg di CO2 equivalente) ma anche relativamente a diverse categorie di impatto, associate a specifiche unità di misura e definite sulla base di metodi standardizzati a livello internazionale. Per la prima volta nella sua storia, l’impresa diventa così consapevole della propria “impronta” sul resto del mondo.

 

Le categorie di impatto più conosciute e utilizzate sono quelle del metodo Recipe 2016, che contiene 18 categorie diverse raccolte in tre aree “di protezione” principali (danni alla salute umana, danni agli ecosistemi, danni alla disponibilità di risorse), e quelle del metodo Environmental Footprint, che contiene 16 categorie ed è stato sviluppato dalla Commissione Europea. Da notare, tuttavia, come alcuni impatti ambientali potrebbero non essere ancora misurabili dal Life Cycle Assessment, come, per esempio, il fenomeno dell’acidificazione degli oceani, causata dal cambiamento climatico.

 

 

4) Interpretation: il primo passo verso le decisioni future

 

Le limitazioni individuate durante la fase preliminare, le conclusioni ottenute dall’analisi dei dati, le possibili raccomandazioni per ridurre l’impatto ambientale nel futuro: queste sono le informazioni elaborate nel corso della quarta fase del Life Cycle Assessment, che chiude idealmente il processo di misurazione e su cui si concentrano le maggiori attenzioni. Inutile sottolineare come le decisioni e le fondamentali assunzioni, definite nelle fasi precedenti, possano influenzare in maniera decisiva l’interpretazione finale. Più utile, invece, ricordare come l’analisi dei risultati non sia altro che il primo step verso ulteriori decisioni da prendere, e che possono avere conseguenze determinanti dal punto di vista della scelta dei fornitori, delle materie prime, delle catene di fornitura, delle strategie di sviluppo e di comunicazione verso i propri stakeholder, nelle strategie di posizionamento, decision making interno e per l’accesso a bandi nazionali e internazionali . Nei futuri framework legislativi, infatti, la misurazione dell’impatto ambientale potrebbe diventare un requisito fondamentale per l’immissione di nuovi prodotti sul mercato.

 

Giunti a questo livello, il Life Cycle Assessment può essere integrato con altri studi complementari, come quelli di “risk assessment” che permettono di avere una visione d’insieme dell’andamento dell’azienda e prendere le decisioni migliori per il futuro. Lo stesso LCA può andare incontro a ulteriori aggiornamenti nel corso degli anni, perché le tecnologie, i materiali e i processi produttivi cambiano nel tempo, e così possono evolvere e migliorare la qualità e la precisione dei dati utilizzati. In prospettiva, le tecnologie come l’intelligenza artificiale potranno semplificare la raccolta dei dati, favorendo la sintesi e la comunicazione dei risultati a un pubblico di non specialisti.