ESG e misurazione: la complessità della certificazione delle performance dichiarate

Efficienza energetica, impronta carbonica, sicurezza del prodotto e degli impianti, gestione dei rifiuti, resilienza della rete, gestione delle materie prime, diritti umani, gestione responsabile dei fornitori, capacità di attrarre e trattenere i talenti, salute e sicurezza, diversità e inclusione, ma anche trasparenza, data privacy, centralità degli stakeholders, digitalizzazione, continuità del business: sono, questi, solo alcuni dei principali indicatori con cui viene valutata l’aderenza ai criteri ESG delle aziende e proprio l’effettiva misurazione di questi indicatori è da sempre oggetto di grande dibattito tra tutti gli attori coinvolti.

 

Le formule di calcolo esistono, ma perché resta un tema delicato?

Se da un lato le formule di calcolo di molti dei punteggi ESG di ogni azienda hanno da tempo raggiunto un elevato livello di standardizzazione, la stessa cosa non è avvenuta per quanto riguarda la trasparenza dei dati che alimentano tali calcoli. Sia che si tratti di efficienza energetica, di rispetto dei diritti umani, della gestione dei fornitori o delle materie prime, ancora oggi è prassi comune affidarsi a strategie di misurazione elaborate internamente alle corporate e difficilmente confrontabili con quelle in uso presso altre aziende, in scarsità di enti terzi di misurazione e certificazione accreditati. Manca un open standard di riferimento che sia scalabile e accessibile.

I punteggi ESG possono quindi essere descritti come il risultato di calcoli complessi compiuti sulla base di dati che le aziende stesse elaborano al proprio interno e di cui si assumono la piena responsabilità. Dispersione dei dati, mancata standardizzazione e discontinuità nel monitoraggio rappresentano ancora oggi un tema comune ed un tasto dolente, con il rischio di avvalersi di punteggi sovrastimati o sottostimati rispetto all’effettiva implementazione dei progetti di sostenibilità. In questo contesto, solo pochissime piattaforme di attribuzione dei punteggi ESG sono in grado di allertare per tempo i propri clienti e condividere con questi ultimi eventuali discrepanze rispetto ai benchmark di uno specifico settore di riferimento.

 

Il potenziale del metodo Life Cycle Assessment (LCA) per la misurazione degli indicatori ESG

A mancare, infatti, è tuttora la disponibilità in scala di enti certificatori in grado di misurare e certificare i risultati degli indicatori richiesti: è in questo gap che proliferano spesso pratiche di greenwashing o rischi di immagine per le aziende non in grado di misurare correttamente i propri risultati sul fronte ESG. Una mancanza che ancora oggi, con ogni probabilità, incide sulle possibilità di crescita del volume totale di investimenti e finanziamenti rivolti alle aziende sostenibili: volume di investimenti socialmente responsabili che dovrebbe raggiungere i 53 trilioni di dollari entro il 2025, ma che potrebbe essere significativamente maggiore grazie al ricorso a metodi di misurazione certificati e universalmente validi.

Una soluzione sarebbe supportare i risultati degli indicatori ESG con delle misurazioni scientifiche (quantitative, monitorabili e confrontabili) ad esempio, fin dagli anni ’70 è stata sviluppata, ed incentivata dall’Unione Europea, la metodologia del Life Cycle Assessment (LCA) che consente di valutare l’impatto ambientale associato alle differenti fasi di vita di un prodotto, dall’estrazione delle materie prime fino alla gestione del fine vita. La metodologia LCA, in questo senso, si fonda sulla corretta intuizione che per valutare l’effettiva sostenibilità di ogni sistema complesso sia necessario passare dallo studio dei singoli elementi che compongono il sistema stesso allo studio dell’intero ciclo di vita dei prodotti.

Ad oggi, l’analisi di LCA è ritenuta l’unico strumento in grado di fornire risultati oggettivi e scientificamente validi per misurare le prestazioni ambientali di determinate catene produttive, pur rimanendo un processo che richiede tempo, risorse umane e finanziarie significative per essere eseguito.

 

L’importanza di investire in modalità di misurazione oggettive

Ha senso investire così tanto tempo e risorse nella corretta misurazione degli indicatori che concorrono al conseguimento dei punteggi ESG? Sicuramente sì, per quelle aziende che hanno compreso l’importanza di misurare i propri progressi verso un maggiore livello di sostenibilità. In questo senso, l’adozione di metodologie scientifiche nella misurazione dei risultati, a partire da specifici ambiti produttivi o singoli prodotti, può essere un primo passo per fare affidamento su dati più sicuri, uniformi e – soprattutto – meno autoreferenziali. Ha meno senso per coloro che ritengono ancora oggi una certificazione ESG solo una dei tanti attributi di una strategia di comunicazione mirata più a rispettare le normative di riferimento che non un reale modello di business fondato sull’impatto positivo sulle tematiche ambientali, sociali e di governance.

 

 

Fonti

 

  • Maggie Schear, Rich Hutchinson, Marijolein Cuellar, From Compliance to Courage in ESG, Boston Consulting Group Publications, 14 aprile 2022
  • Kelly Anne Smit, Benjamin Curry, Greenwashing and ESG: What You Need To Know, Forbes, 25 agosto 2022
  • A quick guide to ESG compliance, Wolters Kluwer.