Urban Solid per Cariplo Factory, la storia di Tullio Campagnolo

Chi sono gli innovatori del passato che animano i tuoi pensieri e ispirano le tue azioni? In Cariplo Factory abbiamo provato a dare una risposta a questa domanda. Due anni fa abbiamo condotto una ricerca tra i dipendenti, la domanda era semplice “Chi è l’innovatore italiano a cui ti ispiri?”.
Sono emersi interessanti spunti di riflessione e visioni sulle icone del passato, spesso non sufficientemente conosciute e valorizzate. Da Vitale Bramani, alpinista e inventore della suola Vibram a Teresa Sarti, cofondatrice della ONG Emergency, da Federico Faggin fisico e inventore del microprocessore a Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina nel 1986, da Tina Anselmi, partigiana e prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica Italiana, ad Alessandro Volta, chimico e fisico italiano, noto per l’invenzione della pila. Sono solo alcuni degli innovatori identificati dal Team di Cariplo Factory, che in collaborazione con il design di Urban Solid hanno preso vita tra le pareti della Factory.

 

Con l’augurio che la storia degli innovatori italiani possa ispirare il tuo talento, ti invitiamo a leggere la storia del quarto innovatore scelto dal Team di Cariplo Factory.

 

 

Tullio Campagnolo

1901 – 1983
Ciclista, inventore e imprenditore

 

 

Lo sport e l’innovazione, la tecnologia e la passione, l’impegno e i record: Tullio Campagnolo è stato un ciclista e un imprenditore italiano che racchiude nella sua emblematica figura tutte queste caratteristiche e che, ancora oggi, è ricordato in tutto il mondo per la sua innata abilità nel coniugare perfettamente il binomio “braccio” e “mente”. Benché oggi non siamo avvezzi a considerare gli sportivi anche come ingegneri e innovatori, all’inizio del Novecento la passione per lo sport correva parallelamente alla volontà non solo di vincere, ma anche di inventare nuove tecnologie per migliorarsi e crescere sotto ogni punto di vista.

 

Getullio Campagnolo – meglio noto come Tullio Campagnolo – nasce a Vicenza nell’estate del nuovo secolo, il 26 agosto 1901, in una famiglia di origini umili. Benché frequenti la Scuola di Arti e Mestieri di Vicenza, Tullio si forma perlopiù con lime, tenaglie, martelli, incudini e morse nella bottega di ferramenta paterna, dove trascorre l’infanzia modellando metalli, creando oggetti, forgiando vanghe e aggiustando ruote. È qui che, mettendo insieme pezzi in disuso, costruisce la sua prima bicicletta; ed è sempre qui che inizia a maturare la passione che lo accompagnerà nel corso di tutta la vita: il ciclismo.

Decide di iscriversi al Veloce Club Vicentino e inizia a prendere parte a qualche competizione, senza raggiungere grandi risultati. La svolta arriva l’11 novembre 1927, quando si corre il Gran Premio della Vittoria, e tra gli iscritti c’è anche Tullio. La giornata è fredda e nevosa, e il percorso prevede un passaggio difficile, quello del Passo di Croce d’Aune, nelle Dolomiti Feltrine, durante il quale è necessario scendere dalla bicicletta, allentare il dado che serra telaio e ruota posteriore e continuare la salita. Ma quel giorno le dita di Tullio sono talmente intorpidite dal freddo da non permettergli di completare questa operazione, costringendolo a continuare la salita tra la fatica e il fango che rendono l’impresa ancor più ardua. L’inconveniente tecnico costa a Tullio la perdita del podio, ma da quel momento non riesce a pensare ad altro: “devo trovare un modo per sganciare facilmente i mozzi della ruota posteriore, in modo tale da poterla girare nel minor tempo possibile”. Da qui, l’illuminazione: Tullio disegna, modella, prova, misura, fino a che, l’8 febbraio 1930, deposita il primo dei 185 brevetti da lui firmati, battezzato “Ruotismo per ciclismo”. La soluzione è pratica e veloce, e consiste in un asse cavo all’interno del quale è collocato un tirante costituito da un cappellotto di chiusura a cui è  applicata una leva che serve a bloccare o sbloccare il meccanismo.

L’invenzione della ruota alata è un grandissimo successo, tanto che nel 1933 Tullio fonda la Campagnolo s.r.l., con sede nel retrobottega della ferramenta del padre. Ma la vera genialità di Campagnolo è da ricercare nella semplicità della sua invenzione: il cambio di un ingranaggio, prima macchinoso e complesso ed ora leggero e veloce, che vince la concorrenza dell’epoca, è la filosofia cui manterrà fede nel corso degli anni.

 

 

Tre insegnamenti di Tullio Campagnolo

 

  •  Per diventare i numeri uno ci volle un cambio di marcia. Nello sport, come nella vita, passione, dedizione, sforzo e sacrificio sono indubbiamente ingredienti chiave per vincere una competizione. Attenzione, per arrivare dove nessun altro arriva, è necessario un accorgimento, una piccola modifica, uno sguardo diverso sulla realtà, in grado di differenziarci come unici.

 

  • Lo sport è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi. Con l’invenzione del cambio, Tullio non solo ha rivoluzionato la storia del ciclismo italiano, ma ha anche dato una svolta alla sua vita, trasformandosi da ciclista di strada a imprenditore internazionale, trovando nella sua persona un aspetto sconosciuto e ancora da esplorare.

 

  • Non tutti i mali vengono per nuocere. La storia di Tullio ne è la dimostrazione più palpabile: aver perso il Gran Premio della Vittoria per un inconveniente meccanico avrebbe costituito, per gran parte degli sportivi, una perdita gravissima. Il genio sta proprio nella capacità di saper cogliere nelle sventure un’occasione per rialzarsi, imparare dai propri errori e cercare sempre una strada che conduca ad un miglioramento.