Palestre Digitali, gli innovatori della storia per ispirazioni vincenti!

Terminata la seconda edizione dell’anno 2020 di Palestre Digitali, svolta totalmente in distance learning. Palestre Digitali è un corso di formazione all’avanguardia, che pone, con audacia, come primo obiettivo la crescita professionale e l’apertura al mondo digitale, soprattutto per laureati e laureandi in ambito umanistico. Il lockdown e le sue conseguenze non hanno fermato la professionalità e la voglia di insegnare dei docenti né la motivazione dei cinquantuno giovani che cercano nuove opportunità di crescita.

Il percorso formativo è sponsorizzato da vari partner, quali Cariplo Factory, Accenture, Regione Lombardia, Randstad, Samsung, Young Women Network e Job Farm.

Tra una webcam e una presentazione PowerPoint, in un’atmosfera gioviale e smart, i professionisti hanno raccontato le proprie esperienze lavorative, le mansioni che svolgono, gli scenari che i giovani incontreranno nel futuro. I “palestrati” hanno vissuto un mese all’insegna dell’entusiasmo. Gli argomenti trattati sono tra i più svariati: dallo schema di Propp, che dopo cento anni è ancora al centro dello Storytelling, al pittoresco mondo del Design Thinking, fino agli aspetti gestionali, come il Digital Project Management, e tecnici, come Programmatic, SEO e SEM. Non sono mancati i workshop che hanno visto gli studenti impegnati in vere e proprie progettazioni grafiche, testuali, organizzative e creative. Chiaramente – ça va sans dire – tutto rigorosamente in digitale!

Le lezioni online sono state accompagnate da trenta ore di e-learning sugli argomenti trattati, così da facilitare l’apprendimento, e sono terminate lo scorso 3 luglio.

Cariplo Factory ha proposto a sei studenti uno stimolante progetto: valorizzare il fil rouge tra gli innovatori della storia e gli innovatori del presente. Il team si è cimentato nella realizzazione di una campagna che ruota intorno al concetto di innovazione e riscopre nella storia quel lungo e fascinoso processo che nutre le idee del presente. Feeding Innovation è un concept che premia l’innovazione consapevole, retrospettiva e al contempo lungimirante e avveduta, che sa guardare indietro per correre più veloce nel presente, accogliendo le nuove opportunità digitali.

Di seguito riportiamo una breve intervista ai sei studenti…

 

 

Perché hai deciso di iscriverti al percorso di Palestre Digitali?

Durante la mia formazione linguistica, letteraria e editoriale, mi sono resa conto che il 99% del successo di un libro è decretato dalla maniera in cui viene comunicato e raccontato, in particolare su web e social. E se ciò è vero per un’opera letteraria, quale prodotto o servizio può esimersi da questa logica?

I difficili mesi appena trascorsi hanno messo ancor più in rilievo l’irresistibile pervasività del digitale, dimostrando anche ai più restii che oggi puntare su questo settore non è solo un valore aggiunto, ma una necessità. Io stessa sono cresciuta informandomi e scrivendo articoli su forum, blog e social media e ho sempre avuto una forte curiosità verso le infinite possibilità offerte dal digitale di amplificare e condividere esperienze, di raccontarsi e confrontarsi in maniera diretta, egualitaria, creativa e personale.

La scelta di intraprendere una formazione digitale a 360 gradi è quindi nata sia dalla volontà di rendere più appetibile il mio profilo in base ai bisogni del mercato, sia dal desiderio di adattarvi le mie capacità critiche, empatiche e creative, senza rinunciare alla mia propensione per lo storytelling. Per farlo, avevo bisogno di mettere a fuoco i metodi, gli strumenti e i ruoli del digitale, e ringrazio Palestre Digitali e Cariplo Factory per avermi guidato alla scoperta di questo nuovo mondo con entusiasmo ed esaustività. È grazie a loro se riuscirò a fare delle mie passioni una professione.

Giulia Vallacqua

 

Quale consiglio daresti ai ragazzi che seguiranno le prossime edizioni? 

Palestre Digitali è un’esperienza intensa e unica, che offre la possibilità di dare una spinta in più alla propria formazione e di incontrare realtà professionali differenti. Uno degli aspetti più belli è proprio quello di mettersi in gioco in un unico contesto con tanti ruoli lavorativi diversi, legati al settore del Digital Marketing, attraverso cui è possibile comprendere meglio le proprie competenze e allo stesso tempo esplorare abilità e passioni che magari non si erano mai prese in considerazione.

Inoltre, questa seconda edizione completamente in digitale è stata una vera challenge, ma ha sicuramente offerto tanti insegnamenti anche da questo punto di vista. Collaborare a workshop e progetti di gruppo insieme a persone con background differenti, conosciute solo attraverso uno schermo, si è dimostrata un’ulteriore possibilità per tirare fuori al meglio le proprie qualità e apportare il proprio valore aggiunto. Non so come si evolveranno le cose in futuro e se le prossime edizioni proseguiranno in digitale o si tornerà alla modalità fisica. Ad ogni modo, il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi che avranno la fortuna di partecipare alle nuove edizioni di Palestre Digitali, è quello di vedere questa esperienza come una grande opportunità di crescita, sia dal punto di vista personale che professionale, e di viverla al massimo. Non lasciarsi condizionare dal timore di confrontarsi con un settore lontano da quello che è stato il proprio percorso di studi e buttarsi in tutto ciò che viene offerto. Non aver paura di sbagliare perché sono proprio gli errori che permettono di imparare tanto e di cogliere grandi soddisfazioni dal proprio lavoro.

Francesca Vernile

 

Cosa significa per te innovazione? In che modo l’innovazione influenza il presente?

Faccio tesoro dell’etimologia del termine ”innovare”, che ha origine latina e significa ”far nuovo”, ”ricreare”, ”inventare”, indica cioè un’alterazione dell’ordine delle cose per fare spazio al nuovo. Innovazione significa per me sovvertire, cambiare prospettiva partendo da una base ben consolidata. Tuttavia l’innovazione è vuota se non tiene conto della storia: i grandi pensatori hanno sempre guardato al passato per creare qualcosa di nuovo. Così è accaduto per varie scoperte che hanno cambiato la storia del mondo: il leggendario strumento che osserva l’etere, il cannocchiale (o telescopio), studiato già durante il Medioevo e brevettato nel XVII secolo, fu accolto dallo sguardo estatico di Galileo, che lo fece suo per osservare le stelle, servendosi delle migliori lenti fornitegli dagli artigiani veneziani; la macchina a vapore, i cui meccanismi erano già stati studiati dai Greci e da Leonardo da Vinci, ma la formula definitiva si ebbe solo nel XVIII secolo e determinò una progressione inarrestabile verso la Rivoluzione industriale. Potrei fare tanti altri esempi, ma il concetto principale è che l’innovazione è nutrita dalla storia delle idee, guarda al passato e sovverte il presente.

L’innovazione è una forma mentis prima di essere un fatto, è la capacità di accogliere un elemento insolito, eccentrico, che porta a un progresso. Innovare è prima di tutto osservare: ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo. Non per niente il termine greco ”istorìa”, che per noi è la storia, per i Greci era l’indagine, la ricerca, l’osservazione. L’innovazione, per essere tale, deve scompaginare l’assetto statico del nostro presente e farci atterrare su una nuova pagina, bianca, adagiata su un bel numero di pagine piene d’inchiostro, solida base per le idee che scriveremo.

Jessica Di Bona

 

Innovatori e startup: come i primi influenzano le seconde? 

L’innovatore è colui che ha una predisposizione alla curiosità e al coraggio, e ha una consapevolezza strutturata delle proprie capacità. L’innovatore crea innovazione, l’innovazione crea un cambiamento. Oggi le startup nascono per creare innovazione o nascono per un’innovazione creata. Nel 2003 è nato il concetto di open Innovation, paradigma che afferma che le imprese possono e devono fare ricorso a idee esterne, così come quelle interne, se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche. Non importa essere primo, non importa essere l’innovatore rivoluzionario, conta creare vera innovazione che si traduce in utilità. È l’innovatore che ha piena coscienza delle potenzialità della sua creazione, è l’innovatore che plasma e influenza gli obiettivi strategici. Il processo d’innovazione è duplice, innovazione che ti conduce a una soluzione per un problema che ancora non c’è, e l’innovazione costante, cioè il continuo miglioramento e affinamento di un processo, che porta a una roadmap che produce un’evoluzione costante.

Nel secondo caso la startup è in continuo cambiamento, e il dinamismo diventa essenziale. L’innovatore ha un ruolo chiave nella creazione di startup, non deve essere per forza colui che ha fatto una scoperta, ma può essere semplicemente colui che ha trovato il modo di utilizzarla, adattarla e implementarla. Definire una startup innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali è un errore. In tanti settori tradizionali ci sono organizzazioni che fanno innovazione in termini di processo, prodotto e offerta. Il genio, come dice Thomas Edison, è 1% ispirazione e 99% sudore, questo prende forma nelle startup: devono essere improntate per la collaborazione, con una mentalità aperta, per la combinazione di più attività, per la fruizione rapida di informazioni e per la creazione di innovazione continua.

Edoardo Labate

 

Qual è la cosa più importante che hai imparato durante questo percorso?

La più grande scoperta legata a questo mese ricco e intenso è sicuramente il fatto che i professionisti e le professioniste del digitale devono saper lavorare in team e sono figure estremamente poliedriche. Siamo abituati a pensare che chi lavora nel digitale sia generalmente laureat* in ingegneria informatica, o al massimo in economia, e che lavori solo con il proprio computer, ma non è così.

Durante questo percorso non ho solo imparato che ci sono tantissime figure professionali legate al digitale che sono pressoché sconosciute al grande pubblico, ma anche queste possono anche avere background di tipo umanistico. Abbiamo ascoltato tante storie di successo di professionist* che sono stat* scoraggiat*, compatit* dopo la laurea in sociologia, filosofia, lettere, perché nessuno sapeva quanto le competenze acquisite durante gli studi potessero essere utili per lavorare come copywriter, content writer, community manager etc. Non avrei mai pensato che tratti come l’empatia e la propensione all’ascolto potessero essere ottime soft skills da aggiungere al CV, tanto meno per lavori in ambito digitale. E invece a Palestre Digitali insegnano proprio questo: come valorizzare le proprie competenze di tipo umanistico in ambito aziendale e come lavorare in gruppo in maniera efficiente. Alle lezioni erano infatti affiancati momenti di lavoro di gruppo in cui si dovevano sviluppare idee grafiche e di marketing anche in pochissimi minuti, e un project work più elaborato e complesso per una delle aziende partner. Poter collaborare con persone così competenti, professionali, creative, brillanti (ed empatiche!) è stata per me una grande fonte di ispirazione e un incredibile valore aggiunto alla preziosa esperienza con Palestre Digitali.

Silvia Ferretti

 

Pensando al presente: chi è per te un esempio di innovatore oggi?

È ormai evidente che l’innovazione del presente e del futuro non può prescindere dalla sostenibilità, una tematica attuale che ho avuto modo di approfondire durante i miei studi e nel percorso con Palestre Digitali. L’innovazione deve oggi rispettare i “Sustainable Development Goals” ovvero gli obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’ONU per il 2030. Questi ultimi hanno un impatto non solo sul pianeta, ma anche sull’uomo e sul business e proprio per questo motivo si propongono di conciliare tre importanti dimensioni: la tutela dell’ambiente, l’inclusione sociale e la crescita economica. Nel raggiungimento di questi traguardi le istituzioni e le imprese giocano un ruolo chiave e sono chiamate a dare il loro contributo attraverso modelli di business responsabile. Tuttavia, va evidenziato che la svolta verso la sostenibilità non si può realizzare senza il coinvolgimento delle persone e, in particolare, delle nuove generazioni che rappresentano le vere protagoniste del cambiamento.

In questo scenario si colloca oggi Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese paladina della lotta al cambiamento climatico e fondatrice del movimento “Fridays for Future” con cui ha introdotto gli scioperi mondiali in difesa del pianeta. Greta rientra nella generazione dei Teenovators, i teenager-innovatori, e dimostra che non è necessario essere adulti per intraprendere azioni concrete e rivoluzionarie volte a salvaguardare il benessere del pianeta e della civiltà umana. Ciò che la contraddistingue è una forte motivazione che la spinge a raccogliere le opportunità e le sfide di un’epoca in cui questi temi sono stati per lungo tempo trascurati. L’innovazione deve di certo proseguire da qui.

Ilaria Zonca